Food stories Radio

Food Stories

Food Stories

Un programma di cucina casalinga contemporanea di uso quotidiano (ad alto valore aggiunto)

a cura di Adriano Vecchiarelli

Food Stories è una rivoluzione buona relativa al mondo del cibo, che abbraccia tutti i settori economici esistenti, un po’ contenitore, un po’ almanacco, un po’ rivista, un po’ megafono

Food Stories Adriano Vecchiarelli

La Puntata

  • Food Stories | Ep 18 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 17 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 16 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 15 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 14 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 13 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 12 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 11 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 10 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 9 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 8 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 7 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 6 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 5 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 4 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 3 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 2 - di Adriano Vecchiarelli
  • Food Stories | Ep 1 - di Adriano Vecchiarelli
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Prima puntata!
Sono Adriano Vecchiarelli, ineffabile bongustaio, cultore della cucina con la passione di diffondere le dritte giuste per mangiare meglio spendendo meno e in maniera più etica.

Prima puntata – 16 gennaio 2019

Benvenuti a Food Stories,  è ora di pranzo, qui su Radio Kaos, l’unica radio in vetrina! E noi abbiamo appetito e vogliamo mangiare cibo buono, che significa sano, sostenibile e economico. Un mio amico luccicante, parlava spesso di “Rivoluzione buona”: ecco, noi vogliamo dare voce a una rivoluzione buona relativa al mondo del cibo, che abbraccia tutti i settori economici esistenti (e naturalmente non solo quelli)

MUSICA

non mancherà mai la musica, anzi sulle ali della musica gireremo un po’ il mondo, perché – amici miei – senza musica non c’è radio!

Cominciamo con:

Pillola Paese: UK

Ava Max – Sweet but psycho (2018)
n.1 nel Uk Singles Chart, buon ascolto!

LA PLAYLIST DELLA PUNTATA

Non se la cavano male con la musica, gli amici inglesi! Forse meno bene nel comparto del cibo: in UK il 23,9% del territorio è coltivato e l’industria agricola ha raggiunto alti livelli di efficienza e produttività ma – nonostante questo – rimane di modesta importanza in termini di occupazione e di partecipazione al PIL, come riflesso della precoce industrializzazione conosciuta dal paese.

Le colture principali sono frumento (oltre 14,7 milioni di tonnellate prodotti nel 2006), barbabietola da zucchero (circa 7 milioni di tonnellate), orzo (oltre 5 milioni di tonnellate), patate e avena. L’alta produttività del settore è stata raggiunta grazie all’estensione dei campi, attraverso opere di diboscamento, la meccanizzazione e l’impiego intensivo di fertilizzanti e pesticidi. In vaste zone del paese, soprattutto in Scozia e in Galles, i terreni possono essere sfruttati soltanto per il pascolo; oltre la metà delle aziende agricole è impegnata nell’allevamento di bovini e ovini e nella produzione lattiero-casearia. Autosufficienti al 60%, gli inglesi, quinto pil del globo (PIL (nominale) 2 622 000 milioni di $ (2017) (5º) PIL pro capite (nominale) 40,096 $ (2016) (19º) producono per se stessi cibo cattivo.

Delle multinazionali Britanniche del cibo come della ristorazione britannica parleremo un’altra volta, tanto dal UK Single Chart non si scappa

 

Talk 1 | 04:26

TECNICA CULINARIA, GASTRONOMICA ED ECONOMIA DOMESTICA

Economia domestica; La Famiglia italiana in mutamento

economia domesticaCos’era l’economia domestica, da dove prenderemo spunto (consigli coldiretti, vecchi testi, kabuto, ecc.). Con la locuzione economia domestica si indica l’insieme di competenze per la conduzione degli aspetti pratici della vita di una famiglia e di una comunità.

In Italia si studiava alle medie, poi con la riforma è diventata Applicazioni tecniche, che era un insegnamento differenziato in maschile e femminile, e poi nel 1977 diventa Educazione tecnica, e non si diversifica più in relazione al sesso degli alunni.

Il contesto italiano, come quello del mondo occidentale, ha subito notevoli cambiamenti a partire dalla seconda metà degli anni sessanta. La struttura della famiglia, evolvendosi ed adattandosi ai diversi mutamenti, ha dato vita ad una pluralità di forme e modelli famigliari. Analizzare la molteplicità di forme in cui si viene ad articolare la famiglia è utile per capire come incidono i cambiamenti strutturali sulle dinamiche interne della famiglia. Ci chiarisce un po’ le idee del terreno su cui ci muoviamo.

La crisi del modello nucleare potrebbe derivare dalla naturale evoluzione della famiglia che, adattandosi ai mutamenti socio-culturali e demografici, ai processi migratori, a una maggiore tolleranza verso le coppie omosessuali, all’emancipazione della donna, all’ampliamento della legislazione sul divorzio, tende a diventare un sistema aperto anziché chiuso come in passato.

Dal punto di vista demografico i cambiamenti più rilevanti sono: il calo dei matrimoni religiosi e civili, l’aumento delle separazioni, la denatalità e l’invecchiamento della popolazione con la conseguenza di una notevole quantità di persone sole.

Questi cambiamenti non hanno comportato una riduzione del numero delle famiglie bensì ad un aumento, si è assistito ad una progressiva trasformazione della famiglia con l’affermarsi di diverse tipologie famigliari.

Basti pensare negli ultimi dieci anni il numero di famiglie è aumentato, passando da 21.810.676 a 24.611.766 unità; dal 1971 ad oggi l’incremento è stato del 54,0%.

Le famiglie tendono comunque ad essere sempre più piccole, mostrando una progressiva riduzione del numero medio dei componenti; nel 1971 una famiglia era mediamente composta da 3,3 persone, nel 2011 da 2,4. La famiglia si è evoluta in diverse formulazioni che si differenziano per la composizione della struttura famigliare (famiglie monoparentali, famiglie postseparazione, famiglie ricomposte, famiglie di fatto), per il genere dei componenti della coppia (coppie eterosessuali, coppie omosessuali), per appartenenza etnica (famiglie di immigrati, famiglie miste o con figli adottivi) La scarsa natalità, l’intensificarsi della disoccupazione giovanile, l’aumento dell’emigrazione, un welfare privatizzato mettono in risalto le caratteristiche di un Paese vecchio e stanco che non riesce ad uscire dalla crisi.

Le trasformazioni famigliari in Italia si basano principalmente su delle profonde modifiche nell’evoluzione e nei percorsi dei cicli di vita degli individui. Si sta assistendo ad un processo di progressiva dilatazione dei cicli di vita. I giovani, non trovando lavoro, restano più a lungo nella casa dei genitori, rinviando così la formazione di una nuova famiglia, e la nascita dei figli. Il miglioramento delle condizioni di salute degli adulti e degli anziani modifica tempi e modi della transizione alla vecchiaia. L’aumento della presenza delle donne nel mercato del lavoro favorisce il diffondersi di relazioni coniugali più paritarie.

BreadwinnerNell’ultimo anno sono aumentate le donne breadwinner, ovvero crescono le famiglie con almeno una persona di 15-64 anni in cui è la donna ad essere l’unica occupata, specialmente tra le madri in coppia. La crescita riguarda 591 mila famiglie (34,5 per cento in più). Nel Mezzogiorno al loro aumento si associa la riduzione delle famiglie sostenute unicamente dal lavoro dell’uomo. Sul piano strutturale, si assiste ad un processo di semplificazione delle famiglie che continuano a crescere di numero, ma diventano sempre più piccole e più semplici. In questo nuovo contesto sono circa 6 milioni 866 mila le nuove forme famigliari tra single non vedovi, monogenitori, coppie di fatto e famiglie ricostituite coniugate. I single non vedovi sono soprattutto uomini (55,3%), mentre i monogenitori sono in gran parte donne (86,1%). Bisogna precisare che l’incessante aumento di questo fenomeno si è sviluppato soprattutto al Nord e nel Centro del Paese.

Il Meridione ha un percentuale minore di divorzi non solo perché c’è una cultura più tradizionalista, ma anche perché ci sono minori opportunità di lavoro per le donne, che il più delle volte sono costrette a dipendere economicamente dal proprio coniuge; queste condizioni di svantaggio frenano la rottura coniugale.

È questa l’Italia con cui abbiamo oggi a che fare, anche qui, a Food Stories.

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